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Misurare la pressione: ecco perché sono un po’ controcorrente

Misurare la pressione - medico che rileva i valori dell pressione arteriosa su una donna

Domanda: cosa fare quando misuriamo la pressione e troviamo un valore elevato?

La buona prassi ci dice che dovremmo effettuare altre due misurazioni.

Per tenere conto dell’effetto “camice bianco”, che ha a che fare con l’ansia e l’emotività del paziente.

In questi casi la pressione arteriosa potrebbe temporaneamente salire. 

Però per me non sempre è così. Ti spiego perché

Misurare la pressione: la mia esperienza sul campo 

Quando mi capita di rilevare un’ipertensione, non sempre seguo alla lettera la prassi comune. 

Specialmente in fase di prima diagnosi, potrei fermarmi alla prima misurazioneVoglio sottolineare questo punto: mi riferisco alla prima volta in cui scopriamo l’ipertensione.

Perché? Perché la prima rilevazione potrebbe avere un valore diagnostico che non andrebbe trascurato. Potrebbe raccontare uno stato di partenza non influenzato da troppi “adattamenti” o rilassamenti indotti.

Vorrei non essere frainteso: comprendo bene il valore delle misurazioni ripetute e delle medie dei valori. Servono proprio a evitare una diagnosi di ipertensione dovuta solo a un picco emotivo. Tuttavia trovo che questa prassi non vada seguita rigidamente.

Sottovalutare quel valore iniziale significherebbe perdere una traccia di informazioni sulla condizione di rischio latente, o addirittura un’ipertensione mascherata – situazioni in cui la pressione risulta normale in certi contesti, ma tende ad alzarsi in altri, e quindi si rischia di rimanere “coperta”.

L’importanza degli esami strumentali: l’ecocardiogramma

Dunque quando il primo valore è elevato, lo considero un possibile segnale d’allarme – una traccia di un quadro ipertensivo di base, che non si manifesterebbe con la stessa intensità nelle rilevazioni successive. 

Questo approccio mi ha spesso dato conferme importanti: non è raro, infatti, che la prima misurazione sia poi validata da esami strumentali, come l’ecocardiogramma, che mostrano ispessimenti delle pareti cardiache, una tipica manifestazione di ipertensione di fondo. In questi casi, quella prima misurazione si dimostra più che significativa.

Questo esame è cruciale, perché in caso di ipertensione cronica spesso rivela un ispessimento delle pareti cardiache. Un segnale importante che indica un sovraccarico cardiovascolare.

L’ecocardiogramma, quindi, ci aiuta a confermare la diagnosi e a valutare l’impatto dell’ipertensione sugli organi, fornendo un quadro accurato delle condizioni del cuore.

Misurare la pressione a casa: perché preferisco il monitoraggio per 10 giorni

Per una diagnosi completa, preferisco che il paziente prosegua con rilevazioni autonome a casa, due volte al giorno per circa 10 giorni consecutivi, anziché affidarmi esclusivamente a un Holter delle 24 ore

Questo metodo mi permette di osservare la pressione arteriosa in un arco di tempo più esteso e in condizioni di vita quotidiana. Mi offre un quadro più completo e realistico dello stato di salute del paziente.

Un monitoraggio di questo tipo fornisce un profilo più stabile e rappresentativo dei valori pressori, aiutandomi a personalizzare la diagnosi e il trattamento.

Sull’ipertensione troverai una lista veloce di raccomandazioni e consigli in questa guida essenziale.

 

Misurare la pressione: ecco perché sono un po’ controcorrente

2 commenti su “Misurare la pressione: ecco perché sono un po’ controcorrente

  1. Gentile Signor Saviotti,

    grazie per aver condiviso la sua esperienza nella gestione della pressione arteriosa. Comprendo quanto sia impegnativo monitorare i valori pressori e gestire la terapia; la sua attenzione nella cura della sua salute è davvero encomiabile.

    Anche se le sue misurazioni quotidiane mostrano oscillazioni, ciò che per i medici dovrebbe essere più significativo è la stabilità degli organi principali – cuore e reni – nel lungo periodo.
    Direi quindi di continuare con controlli periodici — ad esempio annuali – per monitorare il cuore e i reni con esami specifici, come l’ecocardiografia e le analisi di funzionalità renale.
    L’ecocardiografia, in particolare, permette di monitorare con precisione le misure e la funzionalità del cuore: lo spessore parietale, le dimensioni del ventricolo e la funzione cardiaca complessiva. Se questi parametri rimangono invariati, insieme a una funzionalità renale stabile, significa che la terapia sta funzionando e che la pressione è stata ben controllata nel tempo. Questi sono segnali importanti per valutare che la pressione, pur con variazioni quotidiane, non stia causando danni agli organi.

    Qualora avesse bisogno, mi contatti pure con fiducia al mio numero: 338 2133925

    Saluto con cordialità

  2. Ho 85 anni e da molti anni ho pressione alta. Ma ipertensione “ballerina” che da 1 ora all’ altra passa da 190 a 140 , ma minima quasi sempre attorno alla norma o meno (70><85), stabile pur con escursioni. Col caldo sì abbassa con pochi farmaci e a volte anche troppo. Tante visite cardio, nefrologiche, infinite analisi, ormoni, surrene, ecodoppler, prove da sforzo, inutili holter, suggerimenti di controllo delle varie medie altrettanto senza senso in quanto sono i picchi, specie se protratti, a rendere pericoloso ogni evento non le medie statistiche inventate da teorici per avere alibi comportamentali, ecc. Non trova, nessuno di quelli a cui mi sono rivolto, la dritta cura. I medici fanno la diagnosi mirata a quel giorno e quell' ora di visita con quella estemporanea misurazione e sentenziano sempre l'applicazione di nuovi farmaci e comportamenti anche alimentari. Ma non possono entrare nel mio(e di tanti) caso . L' unico sistema lo faccio io da un anno almeno e anche in precedenza, ed è di provare la pressione almeno tre volte al giorno ed ogni volta almeno tre misure ogni 5 minuti e con apparecchi non solo elettronici, ma parallelizzati con il metodo tradizionale a controllo anche manometrico e auscultante. La pressione mi cambia sempre e devo assumere medicine varie (tra le tante altre) a seconda del bisogno e testate nel tempo anche a causa di sempre presenti effetti collaterali, nonchè di tempistica e modalità di azione anche in funzione del calcolo di dosaggio. Quindi, d'accordo col curante che anch'egli non sa cosa fare, dopo aver provato decine di soluzioni medicinali che, tra l' altro, provocano effetti secondarie spiacevoli, devo perdere(o guadagnare) tanto del mio tempo e della mia pazienza per trovare la massima resa col minimo mezzo. Potrei essere giudicato maniaco ma così spero di limitare i rischi dei picchi ipertensivi che sappiamo essere molto importanti.
    Nel commentare le idee dello specialista, sono d'accordo su molte riflessioni, ma non su quella dell'unica misurazione, anche se, teoricamente, può avere una sua validità. Il motivo per me è che poi si deve procedere ad una terapia che, giocoforza, dovrà pur basarsi su alte misure e quindi abbattimenti più consistenti che, nel caso di persone con caratteristiche come le mie, potrebbero trovarsi, come anche già provato, a picchi ipotensivi molto fastidiosi. D'accordo anche sull'inutilità di Holter anche se dieci giorni (sarebbe da farsi costantemente) e grazie dell'attenzione. Pier Giorgio Saviotti.

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