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Palpitazioni: come distinguere quelle innocue da tachicardia e fibrillazione atriale

Palpitazioni

Molti, almeno una volta, hanno provato la sensazione del cuore che “batte forte”; e si sono chiesti se fosse normale o pericoloso.

Le palpitazioni non sono tutte uguali. 

Alcune fanno parte della risposta naturale del nostro organismo – ad esempio a un’emozione, o a uno sforzo, oppure a una situazione di stress. Altre invece segnalano la presenza di un’aritmia vera e propria, cioè un disturbo del ritmo cardiaco.

Saperle distinguere, almeno a grandi linee, è molto utile; soprattutto per collaborare meglio con il proprio medico.

 

Palpitazioni: un termine ampio

Quando parliamo di “palpitazioni” ci riferiamo semplicemente alla percezione del nostro battito. È un sintomo, non una diagnosi. 

Possiamo distinguere 3 casi:

  • un aumento fisiologico della frequenza cardiaca, come quando siamo agitati, preoccupati o dopo una corsa;
  • una tachicardia sopraventricolare, o TSV, cioè un’aritmia che parte dagli atri o dal nodo atrio-ventricolare;
  • una fibrillazione atriale, o FA, l’aritmia più comune, caratterizzata da un ritmo irregolare e spesso veloce

Come si distinguono

Tachicardia e Fibrillazione Atriale
In questi casi l’episodio arriva all’improvviso, come se qualcuno avesse premuto un interruttore. 

Il battito diventa subito molto veloce, sopra i 140-150 al minuto, e resta costante per tutta la durata della crisi. Non si tratta di momenti fugaci: può durare almeno mezz’ora, a volte ore.

La fine è netta, e chi sperimenta questi episodi spesso descrive una sensazione di “stop”. Subito dopo può comparire anche un bisogno impellente di urinare, un segno abbastanza tipico. 

Importante: questi episodi non migliorano con tecniche di rilassamento o con un ansiolitici; continuano finché non si interrompono da soli o con un intervento medico.

Battito accelerato per cause naturali

Qui invece l’inizio è graduale, il cuore accelera piano e non bruscamente. 

La frequenza cresce ma resta più contenuta, proporzionata alla situazione – ad esempio un’emozione forte, o una preoccupazione; oppure una febbre, o una corsa improvvisa. 

Gli episodi sono più brevi, spesso inferiori alla mezz’ora, e non si interrompono all’improvviso ma si spengono lentamente

In questo caso il rilassamento, la respirazione lenta o anche un blando sedativo possono portare beneficio. 

 

Palpitazioni: le domande utili

Chi avverte questi sintomi può imparare a notare alcuni dettagli utili da riferire al medico. 

Ecco alcune domande da farsi:

  • Il battito era regolare o irregolare? Nella fibrillazione atriale spesso è disordinato.
  • L’episodio è iniziato bruscamente o a poco a poco?
  • Quanto è durato: alcuni minuti o ore?
  • È migliorato con un po’ di calma e rilassamento? Oppure no?

Annotare queste osservazioni subito dopo l’episodio può aiutare molto nella valutazione clinica.

Perché serve l’ECG proprio durante l’episodio?

Raccontare bene i sintomi è importante, ma non è sufficiente. 

La diagnosi certa arriva solo da un elettrocardiogramma registrato durante l’episodio. 

Quindi è spesso necessario un monitoraggio del ritmo cardiaco, che può durare giorni, oppure settimane. Oggi esistono strumenti più avanzati dell’Holter tradizionale, come i registratori sottocutanei o dispositivi indossabili a lungo termine, che permettono di catturare anche episodi rari.

In un altro articolo abbiamo parlato di uno di questi strumenti innovativi, il loop recorder 

Palpitazioni: come distinguere quelle innocue da tachicardia e fibrillazione atriale

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