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Allenamento intenso e cuore: sei a rischio cardiovascolare?

allenamento intenso e cuore

Allenamento intenso.

Sei un runner? Macini chilometri in bici? Oppure sei spesso sui campi da tennis? Qui abbiamo già parlato di attività fisica e cuore.

Ecco una domanda: siamo davvero certi di poter misurare lo stress cardiovascolare dovuto al sovraccarico?

E non mi riferisco alle misurazioni standard che magari esegui già, ad esempio con un buon smartwatch. 

Parlo dello stress fisico da accumulo, quello di cui forse non sei consapevole.

1. Lo stress fisico da allenamento intenso

Guarda, immagina di guidare una macchina sempre alla velocità massima. Cosa accadrebbe al motore?

Per l’organismo è lo stesso. 

Con l’allenamento intenso c’è accumulo di stress fisico, giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento.

Ora pensa al sistema cardiovascolare, ai muscoli, alle articolazioni…

I professionisti sono consapevoli di questi rischi e vengono costantemente monitorati.

Chi si allena in modo intenso a livello amatoriale, invece, è “gratuitamente” molto più esposto a rischi di cui forse non è davvero consapevole.

2. Correre rischi da professionisti, ma “gratuitamente”

Tutto ciò è giustificabile se lo facciamo in età giovanile. 

E poi è un’importante scuola di vita, ci attrezza per le sfide future. Pensiamo al superamento dei propri limiti, ai traguardi, oppure al gioco di squadra.

Ad un certo punto però, anche in età giovanile, è proprio questa passione che ci chiede di onorarla.

Come? Chiediamoci: “lo sport che stiamo praticando con tanta intensità e passione è davvero la nostra strada?”

Se sarà la nostra professione, allora dovremo semplicemente mettere in conto certi rischi, soprattutto fisici: traumi, o infiammazioni dei tendini, ad esempio. Questo ci sta. 

Ma se, come spesso accade, lo sport praticato in età giovanile, non sarà la nostra principale fonte di reddito, allora dovremmo fermarci a riflettere.

Dovremmo capire se vale veramente la pena, esporre il fisico ad uno stress di livello professionale, senza però le precauzioni mediche e il contesto di chi ne fa una carriera.

3. Ti definisci “amatoriale” ma fai super-prestazioni?

Altro caso è poi quello di chi, in età più matura, si convince di praticare a livello amatoriale, per diletto.

Ma invece si spinge oltre certi limiti.

Un esempio per tutti. Un caso reale.

Un mio paziente fa ciclismo ad un livello che lui definisce amatoriale. Ecco, quando esce in bici fa come minimo 100 Km.

Capisci? Anche qui, in modo forse più grave, abbiamo un sovraccarico da professionista, con tutti i rischi che comporta. E non solo avviene in un contesto amatoriale, già molto rischioso; c’è un ulteriore fattore di rischio, l’età.

E il mio amico – come molti altri – si espone perciò a tutta una serie di incidenti e infortuni, anche potenzialmente molto gravi.

Ricapitolando

In sintesi, ecco cosa consiglio:

  • evita i sovraccarichi da “agonista” se non sei un atleta professionista
  • agonismo si, ma soltanto in un contesto professionistico, con tutti gli accorgimenti appropriati
  • riflettici: se definisci il tuo livello come amatoriale ma ti spingi oltre i limiti, ti stai esponendo gratuitamente ad importanti rischi. Ma non sei garantito dal continuo monitoraggio e dall’entourage di un professionista.
  • Se è così, il prima possibile riduci in modo progressivo i carichi di lavoro. Così otterrai un’attivazione ottimale del sistema cardiovascolare ed eviterai di stressare l’apparato osteo-muscolo-tendineo.
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